domenica 4 giugno 2017

ARTICOLO " VIVERE A CARUGATE"

BISAGNO


Elena Bono, poeta e staffetta partigiana, scriveva che la storia è «Storia della nostra coscienza e dei suoi pentimenti e dei suoi ripensamenti, e dei suoi superamenti e delle sue maturazioni, di questa crescita così lenta, faticosa e bella dell’uomo in noi».
Come a dire che la storia «è affare della singola persona e del guazzabuglio che ha in cuore». «… la Storia è, altresì, non solo il vastissimo campo insanguinato dove giacciono assieme ai giganti combattenti, anche gli incolpevoli, travolti da forze e ragioni a loro estranee. La Storia è anche il piccolo campo lavorato con grande stento e sudore dai poveri, dagli umili che con ostinata pazienza tornano a seminare il buon grano di cui si alimenta la vita dell’uomo».  Cioè la storia la facciamo tutti noi!
Con questo intento martedì 25 aprile 2017 è stato proiettato, al Cineteatro Don Bosco, un film documentario sulla vita di Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno, ricordato come il “primo partigiano d’Italia” per essere stato fra coloro che, immediatamente all’8 settembre, non si rassegnarono alla «morte della patria». Decise immediatamente di non sottostare alla resa imposta dai tedeschi e guidando i suoi soldati in montagna, si unisce a coloro che nell’impervio retroterra ligure iniziano a radunarsi per opporsi attivamente all’invasore.
I mesi che seguono servono a impostare la vita partigiana secondo precise regole militari e morali, dando vita a alla celebre “scuola di Cichero”: i giovani trovano nel loro comandante un esempio da imitare; Bisagno infatti interpreta il comando non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile.
Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, Bisagno si oppone con decisione ai continui tentativi di politicizzazione delle formazioni partigiane da parte dei vertici dei comitati di liberazione, arriva persino a denunciare apertamente l’incapacità di alcuni commissari e comandanti: «Noi non abbiamo un partito, noi non lottiamo per avere un domani un ‘careghin’, vogliamo bene alle nostre case, vogliamo bene al nostro suolo e non vogliamo che questo sia calpestato dallo straniero».
Con l’avvicinarsi della fine della guerra Bisagno, amatissimo dalla gente e irriducibile ai compromessi della politica, diventa un ostacolo ai piani dei capi dei partiti membri del Cln.
Nei giorni successivi alla liberazione Bisagno si scaglia più volte contro i regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini del Veneto e della Lombardia, li accompagna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. La relazione ufficiale parla di una caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per il viaggio; la dinamica dell’incidente, mai chiarita in modo convincente, solleva dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale, a Genova, partecipa una folla impressionante.
Grazie alla proiezione, ed alla presenza in sala di Aldo Gastaldi, nipote omonimo dello zio, abbiamo avuto testimonianza di un uomo integro, “diverso”. Diversità che riecheggia nei racconti dei novantenni intervistati nel documentario, combattenti ai suoi ordini. A settant’anni di distanza si commuovono, con gli  occhi lucidi, ricordando la figura con cui ebbero a che fare, anche per pochi mesi, ma che avrebbe illuminato in seguito l’intero corso delle loro vite. 
Da che cosa derivava questa diversità? Tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto come risposta ad una chiamata alla storia che aveva davanti. Aveva la coscienza di un compito.
E questo l’ha reso completamente libero, perché l’unica dipendenza che aveva era quella verso Dio. Escono così, a poco a poco, nel corso del video, i lineamenti di quest’uomo reso straordinario dalla fede. In lotta per la libertà, così come lo descrive la poetessa Bono, citando il Vangelo: «La verità vi farà liberi. Questa era la libertà che cercava Bisagno, fondata sulla verità, non sulla menzogna».
Il nostro grazie al CineTeatro Don Bosco e al Cinecircolo La Strada con cui abbiamo condiviso l’iniziativa, e all’amministrazione comunale per averla patrocinata.
Centro Culturale S. Andrea