BISAGNO
Elena
Bono, poeta e staffetta partigiana, scriveva che la storia è «Storia della
nostra coscienza e dei suoi pentimenti e dei suoi ripensamenti, e dei suoi
superamenti e delle sue maturazioni, di questa crescita così lenta, faticosa e
bella dell’uomo in noi».
Come a
dire che la storia «è affare della singola persona e del guazzabuglio che ha in
cuore». «… la Storia è, altresì, non solo il vastissimo campo insanguinato dove
giacciono assieme ai giganti combattenti, anche gli incolpevoli, travolti da
forze e ragioni a loro estranee. La Storia è anche il piccolo campo lavorato
con grande stento e sudore dai poveri, dagli umili che con ostinata pazienza
tornano a seminare il buon grano di cui si alimenta la vita dell’uomo». Cioè la storia la facciamo tutti noi!
Con
questo intento martedì 25 aprile 2017 è stato proiettato, al Cineteatro Don
Bosco, un film documentario sulla vita di Aldo Gastaldi, nome di battaglia Bisagno, ricordato come il “primo
partigiano d’Italia” per essere stato fra coloro che, immediatamente all’8
settembre, non si rassegnarono alla «morte della patria». Decise immediatamente
di non sottostare alla resa imposta dai tedeschi e guidando i suoi soldati in
montagna, si unisce a coloro che nell’impervio retroterra ligure iniziano a
radunarsi per opporsi attivamente all’invasore.
I mesi
che seguono servono a impostare la vita partigiana secondo precise regole
militari e morali, dando vita a alla celebre “scuola di Cichero”: i giovani
trovano nel loro comandante un esempio da imitare; Bisagno infatti interpreta
il comando non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli
e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Conquista
così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il
cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile.
Cattolico,
apartitico, con un carisma straordinario, Bisagno si oppone con decisione ai
continui tentativi di politicizzazione delle formazioni partigiane da parte dei
vertici dei comitati di liberazione, arriva persino a denunciare apertamente l’incapacità
di alcuni commissari e comandanti: «Noi non abbiamo un partito, noi non
lottiamo per avere un domani un ‘careghin’, vogliamo bene alle nostre case,
vogliamo bene al nostro suolo e non vogliamo che questo sia calpestato dallo
straniero».
Con
l’avvicinarsi della fine della guerra Bisagno, amatissimo dalla gente e
irriducibile ai compromessi della politica, diventa un ostacolo ai piani dei capi
dei partiti membri del Cln.
Nei
giorni successivi alla liberazione Bisagno si scaglia più volte contro i
regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire
l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini del Veneto e della Lombardia,
li accompagna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del
Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. La relazione
ufficiale parla di una caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per
il viaggio; la dinamica dell’incidente, mai chiarita in modo convincente, solleva
dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale, a Genova, partecipa una folla
impressionante.
Grazie
alla proiezione, ed alla presenza in sala di Aldo Gastaldi, nipote omonimo
dello zio, abbiamo avuto testimonianza di un uomo integro, “diverso”. Diversità
che riecheggia nei racconti dei novantenni intervistati nel documentario,
combattenti ai suoi ordini. A settant’anni di distanza si commuovono, con gli occhi lucidi, ricordando la figura con cui
ebbero a che fare, anche per pochi mesi, ma che avrebbe illuminato in seguito
l’intero corso delle loro vite.
Da che cosa
derivava questa diversità? Tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto come risposta ad
una chiamata alla storia che aveva davanti. Aveva la coscienza di un compito.
E questo
l’ha reso completamente libero, perché l’unica dipendenza che aveva era quella
verso Dio. Escono così, a poco a poco, nel corso del video, i lineamenti di
quest’uomo reso straordinario dalla fede. In lotta per la libertà, così come lo
descrive la poetessa Bono, citando il Vangelo: «La verità vi farà liberi.
Questa era la libertà che cercava Bisagno, fondata sulla verità, non sulla
menzogna».
Il
nostro grazie al CineTeatro Don Bosco e al Cinecircolo La Strada con cui
abbiamo condiviso l’iniziativa, e all’amministrazione comunale per averla patrocinata.
Centro Culturale S. Andrea